Non me ne vorrà il grande maestro Arrigo Sacchi ma parlare periodicamente di un Milan straordinerio sulle pagine della Gazzetta fa un po’ sorridere. E soprattutto confonde la realtà. Il Milan che ha battuto meritatamente ieri sera la Roma per 3 a 1 ha davvero poco di speciale. È sotto gli occhi di tutti il grande lavoro di Stefano Pioli, nessuno lo nega. Esaltare le doti di Tonali e non vedere i grandi demeriti dell’avversario è la trappola in cui tutti sono caduti il giorno dopo la gara di San Siro.
Il Milan è cresciuto tanto negli ultimi due anni (e va elogiato) ma ieri sera non ha giocato una grande partita. Piuttosto la Roma e gli episodi le sono andati incontro. Un rigore a favore dopo soli 6 minuti, un erroraccio di Ibanez, un gol subito nell’unico tentativo convinto dei giallorossi. I rossoneri approfittano di una situazione fin troppo favorevole: una gara che non ha un padrone e che va portata a casa. Ed è quello che succede. Gli episodi più del gioco, gli errori più di ogni strategia. Una squadra contro una che non lo è ancora.
La grande assente in campo questa volta è la Roma. Troppo facile ballare sulle macerie, tessere lodi di un gruppo che mette in campo una prestazione positiva, non esaltante. Il Milan ha futuro ma non è da scudetto. Lo ha dimostrato anche ieri sera. La corsa di Pioli per festeggiare con la squadra il terzo gol, in quel momento, durante questo tipo di partita, è troppo. Il Milan può restare in alto a patto che non rinnovi il contratto a Ibrahimovic e trovi nuove soluzioni, anche giovani, alle lacune in rosa. Il Milan sarà un capolavoro quando alzerà i ritmi di gioco, cambieranno le soluzioni, sarà più continuo, avrà meno infortuni e sarà finalmente pronto a dettare il passo in questo campionato di Serie A.
Riccardo Amato