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Erminio Russo: “Italia, questo è lo spirito giusto”

“Che sia un addio o un arrivederci, solo il tempo ci darà delle risposte”. Parole di Erminio Russo, che alla guida della Primavera 3 del Novara Calcio ha fatto cose egregie. Il cambio di proprietà, l’attesa per una telefonata da parte del nuovo patron Pavanati e del DG Civitarese per proseguire insieme.

La continuità si può ricercare nei risultati: il tecnico ex Lugano è fiducioso per la qualità del lavoro che porta sempre con sé nel borsone, è umile ma ambizioso. Il sogno di una panchina prestigiosa è lì e va coccolato ogni giorno. Con la testa un po’ sul campo e un po’ in vacanza.

L’Italia che stiamo ammirando a Euro 2020 non smette mai di stupire.

“L’Italia ci esalta e si esalta nel gioco e nello spirito di sacrificio. Siamo un gruppo, una famiglia unita a prescindere da chi scende in campo”.

Quanto conta il fattore Mancini?

“I suoi meriti sono evidenti. Il ct si è circondato di uomini di esperienza, uno staff di alto livello abituato a grandi palcoscenici”.

Siamo noi i favoriti per la vittoria finale?

“La mia favorita è l’Inghilterra, sia per i singoli sia per il collettivo. Non dimentichiamoci che gioca in casa. Poi vedo la Spagna”.

Differenze tra Europei e Copa America

“Il pubblico negli stadi: il calcio è della gente, è giusto vivere di pressioni in campo e accettare i fischi o gli applausi. La partita vive di queste dinamiche”.

Da grande studioso di calcio, cosa osservi durante i 90 minuti?

“Guardo le partite per aggiornarmi, studiare giovani talenti e comprendere la qualità del gioco attraverso alcuni aspetti tattici. Il calcio è evoluzione oltre che comprensione del gioco”.

Il prossimo campionato di Serie A si preannuncia davvero affascinante

“La Serie A 2021/22 sarà un campionato avvincente grazie ai ritorni illustri di Allegri, Sarri e Mourinho. Credo che non ci sia una sola favorita. L’Inter perde tanto senza Antonio Conte, un tecnico in grado di spostare gli equilibri”.

Riccardo Amato

 

Andrea Malara, Livorno e quel sogno con la A maiuscola

PRE E POST LIVORNO

La vita e la carriera di Andrea Malara, giovane e promettente difensore della Fermana, iniziano da Livorno. Si potrebbe dire che esistano un pre e un post. Nelle giovanili del Livorno conosce Mister Sireno e partecipa al Torneo delle Alpi Apuane, una grande esperienza a soli 12 anni, poi affronta con coraggio alcune sfide. Non è facile lasciare la città simbolo della tua giovinezza. “Sono molto legato alla città di Livorno, soprattutto quando vado via mi manca la livornesità. Livorno è la città più strana per modo di vivere e fare e poi il mare è sempre stato un mio personale punto di riferimento”.

IL PURGATORIO

Tre anni nei settori dilettantistici di Cascina Valdera, Ponsacco e Livorno 9. “Esperienze che mi hanno cambiato nello stile di gioco. I miei compagni e avversari erano un anno più grandi: ho capito cosa fossero la fisicità, la resistenza e i contrasti. Al Livorno 9 sono tornato vicino casa per poi ripartire da dove sognavo. L’Under 16 del Livorno nel primo anno da professionista. Dai Campionati Regionali ai Nazionali l’asticella si è alzata sempre di più, grazie a test contro Juventus, Sampdoria e Sassuolo”. Le gambe non sono mai tremate.

LA CHANCE

“Ricordo la mia prima partita da titolare contro il Genoa. Tanta ansia e dopo soli quindici minuti un infortunio. Uno stop che mi avrebbe cambiato la carriera. Non sapevo ancora che il destino mi avrebbe restituito il favore: il Mister puntò su di me regalandomi una nuova grande chance. Dopo quattro mesi giocai una delle partite più belle e da lì è iniziata una nuova era”. L’Under 17 del Livorno come un grande contenitore di emozioni. Un percorso di crescita guidato da Mister Stefano Brondi, un uomo dai grandi meriti, capace di dispensare insegnamenti e concedere opportunità. In quel periodo c’è stato quel salto di qualità che mancava.

IL PRESENTE

In questa storia non possono mancare i ringraziamenti: “Mister Andrea Mercanti della Primavera della Fermana, una persona con dei valori soprattutto fuori dal campo che mi ha aiutato molto a comprendere il mio ruolo”. La possibilità di migliorare ancora e ricercare una nuova sfida. Un grande grazie va poi alla famiglia: “I miei genitori mi hanno saputo supportare e sopportare, senza di loro sarei durato due settimane. Al termine del secondo allenamento a Fermo chiesi a mamma e papà di tornare a casa. Mi resi conto che non arrendendomi avrei reso orgogliosi anche i miei genitori”.

IL FUTURO

La grande amicizia con Antonio Altieri (rileggi qui la sua storia), il mito De Ligt e un futuro tutto da scrivere. Il calcio italiano sta cambiando pelle e non è facile imporsi a 18 anni. A volte a prevalere sono interessi specifici, in alcuni casi non c’è meritocrazia: ambizioni e prospettive che si accartocciano come una lattina. L’Italia di Mancini ci piace e restituisce a un intero popolo quella dose di speranza. “Tutelare il patrimonio tecnico italiano prima di andare all’estero a prendere i giocatori sarebbe già una piccola svolta”. Imitando magari le gesta di calciatori come Pessina e Raspadori, storie che spingono all’ottimismo.

NESSUN RIMPIANTO

È mai capitato ad Andrea Malara di guardarsi alle spalle? “Non ho rimpianti, rifarei tutto e sono convinto che nulla accada per caso. Le difficoltà mi hanno reso più forte. Andare via da casa mi permette oggi di dire di essere maturo per ogni prossima sfida. Se questa avventura non la finirò da calciatore la terminerò da uomo”. Come in campo, dove il pregio è l’anticipo e il difetto è la poca resistenza, la vita è una questione di obiettivi. Anche mentali. “Mi aiutano molto Mirko Palazzi e il suo staff di Inner Skills Mental Coach. Ritengo essenziale ad alti livelli curare ogni aspetto psicologico della prestazione. Registriamo con serenità le sensazioni che accompagnano la partita in una sorta di autovalutazione”.

SOGNI

Non bisogna mai smettere di sognare, a maggior ragione se la tua professione è quella del calciatore e stai vivendo IL SOGNO. “Dove mi vedo tra qualche anno? Vorrei giocare in un grande club di Serie A e raccogliere grandi soddisfazioni. In Italia o all’estero? Mia mamma è ucraina e qualcosa vorrà pur dire ma il senso di appartenenza e l’orgoglio di quel “Siam pronti alla morte” vivono in me fin da bambino”. Al termine di una stagione positiva, durante la quale Andrea è migliorato nel gioco, la certezza è che non si smette mai di imparare. I presupposti ci sono tutti, ora è tempo di cambiare marcia e vivere una nuova esperienza di calcio e di vita.

Riccardo Amato

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EURO 2020, è Grande Italia!

Una prestazione eccellente, un nuovo step verso la finale di Wembley. L’Italia si conferma assoluta protagonista di Euro 2020, battendo l’insidioso Belgio e aspettando così la Spagna in semifinale. Un’altra dimostrazione di forza, un collettivo che sa soffrire e leggere i momenti della partita, una forza mentale che iscrive di diritto gli Azzurri tra le favorite della competizione.

Eravamo rimasti ai 120 minuti di cuore e sofferenza contro l’Austria, consapevoli che il match contro De Bruyne e Lukaku ci avrebbe quasi agevolato. Questioni tattiche, grande rispetto (reciproco, forse più da parte degli uomini di Martinez) e tanta consapevolezza delle proprie qualità. L’Italia corre e gioca sulle ali dell’entusiasmo. Vietato fermarsi proprio ora. Spinazzola conferma il suo stato di grazia e si arrende nel finale di fronte all’ennesimo infortunio della sua tribolata stagione, Immobile è tanto generoso quanto impreciso e Insigne indossa il mantello del Magnifico.

Il Belgio saluta la competizione. Gli equilibri si sono rimescolati in novanta minuti: i Red Devils sono da anni in cima al Ranking, gli Azzurri di Mancini dimostrano con i fatti di essere pronti alle sfide da dentro o fuori. Era forse soltanto questo il dubbio della vigilia. Questa Nazionale ci piace, ci fa emozionare e ci rende orgogliosi. Un intero popolo che urla a squarciagola dalle case e dai balconi, non più per festeggiare la fine del Covid ma per celebrare un pallone in rete.

I meriti di Roberto Mancini sono evidenti. La sua squadra è moderna, sa quello che deve fare, soffre dopo aver dominato per lunghi tratti la partita. Non dimentichiamoci che si è appena conclusa una delle stagioni più estenuanti degli ultimi anni. A prescindere dagli interpreti la squadra è gruppo, è famiglia. L’exploit di Spinazzola è lì a dimostrarlo, così come “le seconde linee” pronte a fornire il loro contributo.

E ora la Spagna. Con fiducia e determinazione, grazie a quella mentalità tipica di una grande squadra. L’Italia dovrà essere in grado di gestire la pressione e continuare a giocare per il piacere di farlo. Per piacere e per piacersi, esaltandosi nelle difficoltà ed esprimendo tutta la sua classe e creatività. Le stelle sembrano allineate per regalare a un’intera Nazione una nuova esaltante impresa.

Riccardo Amato

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Salvatore Licata, esperienza e passione per il calcio in Sicilia

ESPERIENZA E PASSIONE

Il suo bagaglio di esperienze lo ha portato a lavorare con ottimi risultati nel mondo dello Scouting, la passione, le competenze e il sorriso sono sempre a disposizione di calciatori e addetti ai lavori. Salvatore Licata si presenta così, con il sole dentro e tanta voglia di crescere e migliorare nel mondo del calcio. Giorno dopo giorno.

Nella stagione 2011/12 all’interno di una società di osservatori a Roma, in seguito Direttore organizzativo per Eventi per la società People Soccer SRL. Tra le sue missioni l’osservazione di giovani calciatori e il rapporto con alcune tra le più importanti società professionistiche. Nonostante l’uso delle nuove tecnologie, certe abilità vanno affinate come se ci fosse soltanto l’occhio umano a disposizione.

IL PRESENTE

Ora Salvatore è Responsabile del Settore Giovanile e Direttore Generale del Calcio Trapani 2000, società della galassia Milan Academy. È utile ricordare come diverse competenze, come quelle legate al Marketing e ai Social media, siano diventate sempre più attuali nella costruzione di un progetto sportivo a 360 gradi.

Il contributo di Danilo Tedoldi (Supervisore tecnico presso AC Milan) e la stima nei confronti di Giuseppe Fortunato (anche lui Supervisore tecnico dell’AC Milan) impreziosiscono questa storia. La gestione del Covid_19 e una nuova convinzione: proseguire sulla strada tracciata e mettere a disposizione della società e dei ragazzi qualcosa di più, che venga dal cuore. L’esperienza a Marsala non si può certo dimenticare ma lo sguardo e le intenzioni sono rivolte al futuro.

A Trapani, la città del vento, Salvatore ha trovato la sua dimensione e il suo equilibrio. Le soddisfazioni negli ultimi anni non sono certo mancate. Dall’amicizia con Alessandro Birindelli, ex calciatore della Juventus e grande formatore sia dal punto di vista tecnico che umano, fino alla promozione al ruolo di Responsabile di Settore Giovanile al Marsala 1912, con le semifinali Regionali Under 17 raggiunte e il debutto di alcuni ragazzi in Serie D.

IL FUTURO

Cosa riserva il futuro? Le idee e le successive azioni saranno volte a una crescita della società e a un consolidamento del progetto sportivo appena iniziato. A Salvatore piace ragionare sul medio e lungo termine, consapevole che traguardi come la creazione di una prima squadra competitiva richiedano tempo e pazienza. Si è invece appena conclusa dopo circa tre anni la collaborazione con Bgt Sport Company, per la quale Salvatore ha ricoperto il ruolo di Responsabile Operativo nell’ambito della realizzazione di Camp calcistici.

Il ruolo di osservatore alla US Triestina Calcio 1918 rende bene l’idea di come le società più blasonate ricerchino persone di talento ed esperienza. Salvatore Licata rientra sicuramente tra queste e con umiltà e passione continua il suo viaggio. Il vento in poppa, nella città del vento e con tante storie e progetti da raccontare.

Riccardo Amato

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Un calciomercato atipico ma non per tutti

Lo sapevamo da qualche mese e ora ne abbiamo la conferma: la sessione estiva del calciomercato 2021 sarà diversa dalle precedenti edizioni. Sintomo di un movimento che sta accusando i colpi (o si lecca le ferite) da Covid_19. A prevalere saranno gli scambi, le operazioni a parametro zero sono oro che cola, le occasioni last minute quasi una linea guida per gli operatori di mercato.

Almeno questo è lo scenario italiano. E negli altri paesi? Il Paris Saint-Germain ad esempio, spende e spande come al solito (dove sono Fifa e Uefa?), Barcellona e Real Madrid salutano qualche vecchia gloria ma studiano il colpo del secolo. Per ora sembrano ferme le due finaliste di Champions League, Manchester City e Chelsea, che qualche conto dovranno farselo.

Parliamo della nostra amata Serie A. Il Milan che ha conquistato un miracoloso secondo posto Champions ha appena salutato Donnarumma e Calhanoglu. Ha fatto bene? Dipende dai punti di vista. Giusto non cadere nella trappola dei ricatti dei procuratori, attenzione però a non svalutare un gruppo giovane che di stelle ne aveva ben poche. La linea dettata dal management rossonero è condivisibile, a patto che le uscite vengano compensate dall’arrivo di giocatori giovani o di esperienza.

Sull’altra sponda del Naviglio, l’Inter strapaga lo stesso Calhanoglu affidandogli la maglia che probabilmente non vestirà più lo sfortunato Christian Eriksen. Un’operazione intelligente, certamente. Rimangono dei dubbi sul ruolo del fantasista turco e sul suo reale valore. Sempre a proposito di scambi, si sta parlando di Petagna come vice Lukaku e dei sostituti del prossimo partente, Hakimi, che corre veloce sulla fascia parigina.

E che cosa farà Sergio Ramos? L’interesse della Roma, la concreta possibilità che anche la colonna spagnola possa scegliere Parigi, scelte che vanno a cozzare con la situazione attuale del calcio internazionale. Il ritorno a Parma di Buffon ci insegna che dove c’è un contratto si è disposti davvero a tutto. Non sarebbe questo il momento per puntare sui giovani e sulla valorizzazione del nostro patrimonio tecnico?

Un calciomercato diverso, atipico, ma non per tutti. Il mondo del calcio ha delle regole tutte sue, come i ciclisti che non si fermano al semaforo o viaggiano a tutta velocità in contromano. Capire questo mondo, a questo punto, si fa sempre più difficile. Regnano la confusione e gli interessi di chi ruota egoisticamente attorno a questo gioco.

In attesa di conoscere le scelte di Cristiano Ronaldo e Messi, a settembre assisteremo a qualcosa di diverso dal solito. Forse anche il calcio sta cambiando e dovrà adeguarsi alle difficoltà del momento. A quel punto, ci interrogheremo ancora sui prossimi step per un calcio veramente sostenibile.

Riccardo Amato

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Esclusiva, Marco Di Nardo: “Napoli e Spalletti matrimonio ideale”

Mi sono più volte chiesto quali fossero i motivi di un rendimento così altalenante del club azzurro. L’ultima qualificazione in Champions, sfumata nei novanta minuti contro il Verona, l’addio di Gattuso e i desideri del presidente De Laurentiis. Per cercare di comprendere un ambiente particolare come quello del Napoli, mi sono avvalso dell’esperienza di Marco Di Nardo, giornalista di Calcio Today da sempre informato su ciò che accade all’ombra del Vesuvio.

Partiamo dalle tappe dell’addio tra il Napoli e Gattuso. “Ricordiamoci che Rino non è mai stata una prima scelta per il post Ancelotti, quella si chiamava Allegri e allora ecco sotto quale stella è nata la stagione sportiva. Il tecnico calabrese ha svolto un buon lavoro ma in tanti gli contestano uno stile di gioco e delle scelte un po’ lontane dalle esigenze più strette del campionato italiano”. Sembra quasi che allenare a Napoli sia quasi una missione. “Non è così. Chiaro che il presidente e l’ambiente vogliano dei risultati, sono famelici di vittorie, ma non credo ci sia una pressione troppo elevata rispetto alle ambizioni del club”.

Si mormora che in ogni questione ci sia lo zampino di ADL e che sia proprio lui a volte a condizionare gli eventi. “Il presidente è dipinto in maniera diversa da quello che in realtà è: a volte si fa consigliare da fin troppe persone. La gestione del caso De Nicola, ex medico della società partenopea, che ha accompagnato e supportato i calciatori per gli ultimi 15 anni, ha fatto parecchio rumore”.

La questione infortuni ha pesato e non poco sul rendimento della squadra nell’ultima stagione. Con tutta la rosa a disposizione forse l’epilogo sarebbe stato diverso. E ora il futuro si chiama Luciano Spalletti. “A Napoli sono tra i pochi entusiasti dell’arrivo del tecnico di Certaldo. Ne parlai a dicembre e sono convinto che sia la scelta corretta per centrare l’obiettivo Champions League. Già ad Aprile avevo parlato di un accordo tra le parti. La storia recente del tecnico toscano, all’Inter come allo Zenit S. Pietroburgo, racconta di ottime stagioni, concluse con i risultati desiderati dalla società”.

Uno sguardo alla Serie A e al nuovo scacchiere. Tanti cambi in panchina e un nuovo equilibrio da ricercare. L’Inter sarà ancora la squadra da battere? “Credo di sì. Il tecnico incide fino a un certo punto. In campo scendono i calciatori e non credo che un Allegri alla Juventus, ad esempio, possa da solo cambiare il destino sportivo del club”. Sarà sicuramente un campionato appassionante, con vecchie e nuove pretendenti ai posti che valgono l’Europa che conta.

Infine cosa manca al club partenopeo per il grande salto? “Il risultato finale ottenuto in Serie A rispecchia il valore della rosa e le prestazioni fornite. Alcuni calciatori non si sono del tutto calati nel progetto e urge un cambio di passo in termini di mentalità. Le grandi squadre sono costituite da grandi uomini prima che calciatori”. L’esperienza della stagione appena conclusa sarà preziosa per non commettere gli stessi errori.

Riccardo Amato

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L’Italia ai piedi di Locatelli

Piccolo aneddoto personale: qualche anno fa, durante un corso di formazione organizzato dal Milan, ci trovammo ad analizzare il primo tempo della Primavera rossonera. C’era un giocatore in particolare, un centrocampista con buone doti di palleggio, capace di inserirsi e risultare pericoloso in zona gol. Era ed è Manuel Locatelli, play a tutto campo della Nazionale italiana ed oggetto dei desideri delle big d’Europa.

Dopo un’ottima stagione con il Sassuolo, prima Guardiola e poi Allegri hanno chiesto informazioni sul talentuoso centrocampista italiano. Radio Mercato diffonde la notizia di colloqui già avviati tra la dirigenza bianconera e il club neroverde. Visti gli ottimi rapporti tra il management bianconero e l’uomo mercato Carnevali, l’affare potrebbe andare in porto nelle prossime settimane.

L’Italia che ha battuto ieri sera la Svizzera con un sonoro 3-0 (il secondo di questo Europeo) deve molto a questo talento, così come il ragazzo deve altrettanto a Mancini. Questa squadra nasce da una visione, da un progetto a lungo termine pensato prima e applicato poi a partire da giocatori di qualità. In origine era Zaniolo, poi costretto ai box per un grave infortunio, ora tocca al calciatore del Sassuolo rappresentare un movimento di bravi ragazzi dai piedi buoni.

L’Italia è bella da vedere e si diverte. Spinazzola sembra Bolt, Insigne è al centro di ogni azione offensiva, Immobile fiuta la porta avversaria come un vampiro con la prossima preda. La difesa non subisce gol e la panchina garantisce varianti tattiche anche a partita in corso. Ora il prossimo step: confermare i progressi degli ultimi mesi e puntare alla perfezione. Tradotto: maggiore cinismo e la possibilità di alternare strategie tattiche a seconda dell’avversario.

Gli azzurri continuano a giocare e a macinare chilometri. Il rientro di Verratti consentirà a Mancini di alzare l’asticella e pretendere ancora di più in termini di gestione del pallone. Jorginho e Barella sono già fondamentali per il loro apporto sia in fase di possesso che in interdizione. I principali dubbi della vigilia sono stati spazzati via da prestazioni convincenti e da una grande mentalità. Finché l’arbitro non fischia, è coretto continuare a correre e a sudare per la maglia del proprio paese d’origine.

Insomma, solo buone nuove dall’Olimpico di Roma. L’Italia che batte la Svizzera e approda agli ottavi si porta con sé solo dolci pensieri. Il gioco è sempre al centro, gli interpreti sono vogliosi e determinati. L’obiettivo comune rimane quello di scrivere un’altra storia importante di questa gloriosa cavalcata azzurra. I volti da copertina si alternano, ma ciò che conta è il gruppo. La missione è chiara a tutti e chissà che non si possano ribaltare alcuni facili pronostici.

Riccardo Amato

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Intervista a Diego Franzoso: “Ecco il mio nuovo libro”

“Educare alla complessità del gioco” è l’ultima opera di uno degli allenatori più preparati del panorama nazionale. Diego Franzoso non possiede soltanto le competenze di un ottimo tecnico, bensì mette a disposizione il suo know how e rende il calcio un gioco ancora più stimolante e divertente. Merito del suo sito, ideacalcio.net, ormai vero e proprio punto di riferimento per chi volesse approcciarsi a questa professione.

Formare il giocatore pensante o guidare il calciatore nella scelta? “Il calciatore deve conoscere prima di tutto il gioco e i suoi principi, solo così potrà scegliere il meglio per se stesso e per la squadra”. Gli aspetti cognitivi sono sempre presenti nelle esercitazioni del Mister veneto, da sempre attento alla cura dei dettagli e all’inserimento di varianti stimolanti e divertenti per ogni esercizitazione.

“Non dobbiamo mai dimenticare il vero obiettivo del nostro lavoro. Pensare soltanto al risultato con ragazzi di 12 o 13 anni significa non lavorare per il loro bene”. Tutto il movimento italiano si è dimostrato ancora indietro rispetto ad altri paesi. E qui non si parla solo di calcio. “Lavorando nelle scuole come insegnante di educazione fisica, mi sono reso conto di una realtà alquanto preoccupante. Ragazzi e ragazze già strutturati fisicamente che avrebbero bisogno di una nuova alfabetizzazione motoria”.

Lo sforzo e il lavoro dovrebbero essere collettivi. Nell’era dei webinar e del flusso continuo di informazioni, quanti allenatori rimangono fedeli al loro credo e coerenti nelle proposte? Seguire le mode può rivelarsi cool ma non efficace, lo studio e la preparazione delle esercitazioni invece, partono da lontano.

“Educare alla complessità del gioco” racchiude anni di lavoro, tentativi, sperimentazione, idee e fantasia al supporto dei ragazzi. L’interpretazione delle esercitazioni e il “come” più che il “che cosa” differenzieranno la proposta per ciascun atleta o squadra. Diego Franzoso ci guida in un mondo sicuramente complesso, ma anche stimolante, ricco di possibilità e divertente.

Più che il nome della squadra che guidi, contano i tuoi principi, i valori e le tue esperienze. La competenza è lo strumento essenziale per rendere concreto e tangibile il frutto del tuo lavoro. I bambini e i ragazzi sorridono e ringraziano. In ogni momento sul campo imparano qualcosa di nuovo e si sentono sempre al centro del progetto.

Fortunati saranno i tecnici che potranno contare sul lavoro precedente svolto da Diego, grande studioso di calcio, attento osservatore e portavoce di un modo di fare sport genuino e sano. Il calcio cambia, le cose e le persone si evolvono, gli insegnamenti restano. Un grande in bocca al lupo a un tecnico che non smette mai di stupirci e che farà parlare ancora di sé.

Riccardo Amato

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Euro 2020, È questa l’Italia che vogliamo!

“Non ho grandi promesse da fare. Sicuramente onoreremo la maglia”. Detto, fatto. Roberto Mancini e i suoi ragazzi affrontano con determinazione e coraggio il primo scoglio di questo Europeo. Il risultato? 3-0 per noi. La Turchia non si è dimostrata di certo una corazzata, ma il salto di qualità azzurro è evidente. Aggressione, palleggio e concretezza. Una partita condotta dall’inizio alla fine con una sola idea in testa: essere padroni del proprio destino.

Appare persino riduttivo parlare di uomini. Sì perché questa Nazionale è un gruppo. Contano i principi, le idee, il sacrificio e il desiderio di regalare una grande gioia a un popolo che ha sofferto. Il pubblico sugli spalti è il primo bellissimo gol segnato da chi ha a cuore il bene di questo sport, gli altri tre, quelli sul campo, raccontano di una squadra ormai matura. Essere consapevoli delle proprie qualità può essere un rischio, ma meglio correrlo insieme.

Il percorso dell’Italia inizia sotto i migliori auspici. Ancora una volta la porta inviolata (Donnarumma quasi spettatore), la solidità difensiva, un centrocampo a tre di grande qualità e dinamismo, l’imprevedibilità di Insigne e Berardi. Quest’ultimo, insieme a Spinazzola, è il vero simbolo di questa Nazionale. Il talento serve eccome, ma la voglia di sacrificarsi per se stesso e per la squadra, ti rende un giocatore migliore.

Il risultato perfetto per scrutare l’orizzonte con fiducia e ottimismo. La panchina offre soluzioni golose, soprattutto in attacco. Il lavoro del commissario tecnico dovrà essere giudicato dai risultati. L’aspetto mentale sembra il punto di forza di questa squadra: concentrata, determinata e capace di leggere la partita in corso.

La qualità e il coraggio. L’umiltà di riconoscere le proprie origini e cercare un miglioramento continuo. L’errore più grande sarebbe quello di montarsi la testa. Cancellare questi primi novanta minuti e vivere ogni partita come una finale, facendo prevalere la gioia sull’ansia da prestazione. Segnali più che parole, perché servono azioni concrete. Quando l’avversario si chiude e ti costringe a un gioco sporco, devi essere abile nel continuare a giocare con pazienza e trovare la soluzione vincente.

Il gioco porterà questa Nazionale a confrontarsi con le squadre più blasonate. Il grande vantaggio di non partire come favoriti e affidare agli altri le più alte responsabilità. L’orgoglio di giocare questa competizione in casa, sostenuti dal proprio pubblico è quella motivazione essenziale per compiere le più grandi imprese. Buona la prima, ora testa alla prossima.

Riccardo Amato

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Professionisti allo specchio: il gran finale!

L’ultima serata di Professionisti allo specchio non ha certamente deluso le aspettative del pubblico presente. Christian Renghi di Slow Futbol, da ottimo padrone di casa, ha condotto una serata ricca di ospiti (addirittura quattro), dirigendo il traffico di informazioni, spunti, riflessioni e approfondimenti.

Gli ospiti della serata, Furio Corosu (Responsabile tecnico affiliate Udinese Calcio), Alessandro Ramello (Responsabile tecnico dell’attività di base del Bologna FC 1909), Matteo Grassi (Attività di base della SS Lazio) e Stefano Pasquinelli (Responsabile dell’attività di base della SS Lazio) hanno arricchito il confronto e ispirato l’operato di dilettanti e professionisti. Il protagonista è sempre lui: il gioco del calcio.

La missione dell’allenatore, gli aspetti relazionali, la comprensione delle fasce d’età e una metodologia pronta a recepire le difficoltà del presente, sono solo alcuni degli aspetti descritti da Furio Corosu. Come accade durante un volo in aeroplano, guardare dall’alto la complessità del sistema non significa per forza di cose allontanarsene. La comprensione delle unità organizzative e la valorizzazione delle qualità dei tecnici, permettono al calciatore di crescere in maniera sana e organica, apprezzando il piacere del gioco attraverso esperienze di assoluto valore. I bambini ricordano soprattutto ciò che gli viene trasmesso con entusiasmo e divertimento.

Il network del Bologna FC 1909 parte da lontano e si affida come sempre al valore delle persone e della tradizione. Daniele Corazza, a capo del Settore giovanile, trasmette non solo linee guida ma insegnamenti per la vita di tecnici e calciatori. Alessandro Ramello ci permette di partecipare non solo virtualmente a tutte le attività della realtà rossoblu. Alcuni principi metodologici: il rapporto istruttore/allievo, la gestione della seduta a 360°, un’alta intensità e la variabilità nelle proposte di allenamento. Semplicità, empatia e divertimento abbracciano l’intero progetto sportivo e umano per la valorizzazione del patrimonio tecnico a disposizione.

Sostare nella complessità è un principio sviluppato dal Settore giovanile della Lazio. Matteo Grassi e Stefano Pasquinelli, supportati dal loro staff, hanno compreso come la complessità sia diventata parte del gioco. Diventa importante comprendere la circostanza: il gioco è maestro, percezione, scelta e azione guideranno il ragazzo fino all’obiettivo stabilito. Per quanto riguarda il modello di gioco, dai comportamenti collettivi si passerà poi a quelli individuali, stimolando la lettura della situazione da parte del giovane calciatore.

Potete rivedere alcune strategie riguardanti il calciatore e l’operato del tecnico, cliccando qui. Quattro interventi che, se possibile, hanno svelato alcuni enigmi e rafforzato nuove convinzioni. Il tecnico deve sempre porsi delle domande e agire per il bene dei ragazzi. Il confronto, la capacità di adattamento e il problem solving le skill essenziali da riscoprire grazie alla formazione continua e all’aggiornamento. Lo spirito di questa seconda serie di Professionisti allo specchio resterà sempre con noi e rivivrà nei prossimi eventi, nelle esercitazioni e nei momenti di confronto. Il calcio, in fondo, è un gioco di squadra.

Uno sport che unisce e abbatte barriere di ogni tipo. La comprensione delle dinamiche tecnico-tattiche, la partecipazione e la voglia di migliorare ogni giorno la propria proposta, sono sentieri da percorrere con gioia alla massima velocità. L’augurio più grande è che queste idee vengano accompagnate e consolidate attraverso il riscontro del campo. Non vediamo l’ora di scendere di nuovo in campo per mettere a disposizione delle nostre società un nuovo bagaglio di conoscenze ed esperienze.

Un ringraziamento particolare a Claudio Gori della Rete dei Mister, Alessandro Crisafulli, Slow Futbol, ASD Next Level Soccer, Rabonita e Newsteam per aver reso possibile tutto questo. Un grazie di cuore ai relatori e a tutti coloro che credono nella forza delle proprie idee e nel valore delle persone. Il meglio deve ancora arrivare!

A presto!

Riccardo Amato

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