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E se avesse ragione Conte?

“Vincere è l’unica cosa che conta”. Suona più o meno così il mantra bianconero. E di Juventus ha parlato molto Antonio Conte nelle sue ultime apparizioni. Esempi più o meno concreti, riflessioni, provocazioni. Chiamatele come volete, ma tutto ciò che gravita intorno al mondo Juve e alla parola vittoria, non può che costituire un tratto chiave del dna di un allenatore affamato e vincente.

Al suo primo anno in nerazzurro, Antonio Conte ha portato anche questo: una nuova mentalità. L’Inter era già diventata una creatura credibile grazie alla cura Spalletti, ma serviva quello spirito battagliero, quel “fuoco dentro” che rende un’ottima stagione straordinaria. Gli 82 punti conquistati in questo campionato sono lì a certificare la bontà del lavoro soprattutto psicologico messo sul campo dallo staff dell’ex commissario tecnico. E allora, verrebbe da dire, aveva ragione Conte? Detto dei modi e dei tempi con i quali ha sferrato i suoi attacchi alla società, viene da pensare a una nuova interpretazione della vicenda. Forse ha ragione lui, il condottiero di un gruppo che ha lottato e sfiorato imprese importanti (non solo il campionato, ma anche nelle qualificazioni Champions – Coppa Italia) e che ha sicuramente ridotto il gap con la Signora.

Il pianeta Inter resta qualcosa di difficile comprensione: allenatori strapagati che scappano indemoniati, grandi cadute e altrettanti trionfi sportivi. Vincere è qualcosa di difficile. “Pensavate che avrei vinto alla prima stagione” sussurra Antonio, la realtà è che ci è andato vicino. Che cosa manca a questa squadra e a questa società? L’abitudine alla vittoria e alla gestione delle difficoltà (vedi conflitti societari). Se per la prima conterà tantissimo il lavoro sul campo, la seconda resta il vero tallone d’Achille della società di via della Liberazione. Una società che si sta strutturando per diventare grande e per ridurre un altro importante gap. Quella stessa distanza tra una stagione ottima e una straordinaria.

Questo finale di stagione ci dirà molto sul grado di maturità raggiunto da questo gruppo, ma il problema, se esiste, potrebbe non essere la scelta del futuro allenatore. 

Riccardo Amato

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